venerdì 2 febbraio 2007

Storia di Prato dagli Etruschi fino ai giorni nostri

1. Etruschi, Romani e Longobardi a Prato

Immagine_Storia_pratoLa storia della città di Prato cominciò di fatto nel VI sec. d.C. con l'invasione dei Longobardi, che si stanziarono nella Val di Bisenzio e nella zona di Montemurlo, tuttavia la zona anche se non si chiamava ancora Prato, era già abitata nel paleolitico e in seguito da liguri, da etruschi (VII - V sec. a.C.) e infine dai romani, come testimoniano rispettivamente vari ritrovamenti nella zona di Galceti, le aree archeologiche di Artimino e di Gonfienti e l'antico nome di Pagus Cornius attestato per questi luoghi. 

Il pagus era infatti un unità amministrativa romana che significava Villaggio e Pagus Cornius era situato lungo la Via Cassia che passava proprio nel mezzo della piana, tra Florentia e Pistoriae (in direzione di Luni) all'incrocio con la Val di Bisenzio che conduceva alla pianura padana. Pagus Cornius si trovava a circa un miglio a nord della pietra miliare posta lungo la via Cassia denominata Ad tertiodecimum lapidem (A 13 miglia romane da Florentia).

Mappa di Prato con curvatura del fiume
Il termine Cornius sembra invece connesso al regime del fiume Bisenzio che proprio in quel luogo esegue un' inaspettata curvatura di natura artificiale. Alcuni studi del paleo alveo del fiume hanno dimostrato che il fiume in epoca remota sarebbe dovuto confluire nell'ombrone, a Poggio a Caiano. Il Bisenzio invece prima di raggiungere la piana, rallenta il suo corso al Cavalciotto di Santa Lucia, poi proprio alla fine di Viale Galilei, esegue una brusca deviazione per scorrere verso Ponte Mercatale, e successivamente raggiungere Gonfienti (il cui toponimo significa confluenza fra il torrente Marinella e proprio il fiume Bisenzio), una deviazione decisiva che consentì in epoche passate di ricavare il sistema di Gore pratese e utilizzare la piana per scopi agricoli. 

L'antica via Cassia (Cassia Vetus) ricalcava l'antica Via dei Sette Ponti Etrusca, partendo da Fiesole passava per Quarto, Quinto, Sesto (Fiorentino), Settimello, Pizzidimonte, arrivata a Prato, cambiava la sponda del Bisenzio grazie al Ponte Petrino, seguiva Via Fra Bartolomeo e da Piazza Duomo, lungo la Chiesa di San Fabiano, si dirigeva a Montemurlo e poi Pistoia con un percorso pedecollinare

antico_Ponte_petrinoL'antico Ponte Petrino era infatti dedicato a Marco Petronio legato del proconsole Gaio Antonio Ibrida che aveva sconfitto Catilina e Gaio Manlio nella vicina Campo Tizzoro nei pressi di Pistoia.
E' qui che l'antica Cassia si univa alla nuova Cassia (che partiva dalla nuova città di Florentia fondata nel I secolo a.C), nei pressi del fiume Bisenzio. 

Nel 1996, la scoperta della città etrusca di Gonfienti, un imponente centro urbano del VII – V secolo a.C., a circa tre km dal centro storico di Prato, sconvolse tutta la storia di Prato e gli studi precedenti, si può quindi riscriverla ipotizzando la presenza di una imponente civilizzazione etrusca.

Lo stesso Giovanni Miniati autore dell'unica testimonianza storica della città di Prato nel 1594 parla di Prato citando l'antica città etrusca: "bene questa nuova Bisenzia non è città, come la prima antica, non è però , che la non ne fosse degna".

Successivamente un gruppo di eruditi del '700 fra cui Giovan Battista Casotti, Innocenzo Buonamici, AntoFrancesco Gori, Giuseppe Bianchini, appassionati di Archeologia e desiderosi di darsi delle spiegazioni sui ritrovamenti etrusco/romani che avvenivano nei poderi del canonico Innocenzo Buonamici, cercarono di dimostrare la presenza di civiltà etrusco romane e che Prato non avesse un'origine esclusivamente medioevale.

In particolare Innocenzo Buonamici, canonico e personaggio appartenente alla ricca famiglia pratese dei Buonamici fu il fondatore del primo Museo Archeologico del territorio con la denominazione Museo Buonamiciano (purtroppo andato disperso dopo la morte del canonico) con statuette etrusche e una collezione di monete etrusco/romane. Degli stessi anni è il ritrovamento da parte di Giuseppe Bianchini della famosa statuetta dell'offerente a Villa Pieri, oggi esposta al British Museum di Londra.

2.Borgo al Cornio e Castello di Prato

Con il processo di cristianizzazione, il culto di Santo Stefano protomartire si diffuse intorno al IV secolo e l'antica Pieve di Santo Stefano del Pagus Cornius, costruita intorno al V secolo, diventò successivamente un importante centro di culto dove conversero i fedeli dalle campagne (antropizzate precedentemente con centuriazione etrusco romana).

Con la discesa dei Longobardi in Italia, il pagus cornius, si trasformò in Borgo al Cornio (Il termine germanico longobardo Burg poi latinizzato in Burgus) che aveva ormai raggiunto un discreto numero di abitazioni e centro di produzione artigianale e di mercati. 

Il toponimo Prato nasce però con l'avvento dei Conti Alberti, famiglia feudale di origine cadolingia che di fatto eredita per concessione del Sacro Romano Impero il feudo di Prato. 

Il primo documento nel quale è citato il toponimo Prato (o meglio si parla di un “prato”, termine destinato a divenire toponimo) è una tradizio nuziale secondo la legge longobarda del 1027: vi sono menzionate curtis e casa del conte Ildebrando, poste immediatamente fuori del castellum prati

prati erano infatti spesso aree giurisdizionali attribuite ai domini loci, e Ildebrando fu il capostipite del nobile casato degli Alberti signori di Vernio, di Prato e di Capraia.

Nella seconda metà dell'XI sec. si riunirono a formare la città due nuclei abitativi distinti: il Borgo al Cornio, situato nella zona dell'attuale piazza Duomo, nei pressi del quale doveva già esistere l'antica pieve di Santo Stefano e il castello di Pratum dei Conti Alberti, che sorgeva poco distante e che diede il nome alla città.

3.Età Comunale

Immagine di Roberto d'Angiò nei Regia Carmina
Roberto d'Angiò
Tuttavia una nuova realtà rappresentò un fattore di declino per il potere degli Alberti: infatti si formò un’elite cittadina di mercanti, artigiani, prestatori di denaro, notai e giudici, la quale diede vita, intorno al 1140, ad una forma governativa autonoma: il Comune, affidata a consoli e podestà, eletti in carica per sei mesi.

Tra la fine del XII e l'inizio del XIII sec. furono costruite in successione due cinte murarie a difesa del comune, diventato intanto importante per il commercio della lana.

Nello stesso periodo però Prato fu al centro di accanite lotte di fazione tra guelfi e ghibellini e subì la scomoda e invadente vicinanza di Firenze che ne determinò anche la vita politica e istituzionale.

E’ in questo periodo, esattamente nel 1313, che è databile l’inizio della protezione assicurata alla città da parte del re di Napoli Roberto d’Angiò: Prato infatti non riesce ad essere governata a causa delle fazioni e i cittadini decidono di affidarla al potere di un esterno.

Tuttavia, già nel 1327, viene concessa a Carlo, figlio di Roberto, la signoria perpetua della città, e ciò porterà con se gravi conseguenze.

Nel XIV sec., a seguito di carestie ed epidemie, Prato si ridimensionò notevolmente come popolazione (nel 1348 la città aveva raggiunto la ragguardevole cifra delle 18.000 unità), e le famiglie più abbienti, sopravvissute alla peste del 1348, ebbero la possibilità di costruire ex - novo i palazzi.

4.Età Medicea

Immagine Statua Francesco Datini
Francesco Datini
Nel 1351 Prato perde la sua autonomia ed entra a far parte dei domini fiorentini.

Tutto ciò non avviene dopo un evento bellico ma attraverso la concessione dei diritti dinastici da parte degli angioini dietro il pagamento di 17.500 fiorini. E’ questo il periodo di declino, quando l’arte della lana pratese divenne subalterna a quella di Firenze mentre si espandeva l’agricoltura a causa della domanda di prodotti proveniente dalla città vicina.

Durante tutto il ’300 si fa avanti la figura di Francesco di Marco Datini, famoso mercante Pratese, che crea dal nulla una serie di scali commerciali in tutta Europa, tuttavia anch’egli è costretto a richiedere la cittadinanza fiorentina per poter allargare i propri commerci: Prato infatti si espande verso destinazioni che non le sono precluse specialmente nei Balcani e nel bacino del Danubio.

Un avvenimento drammatico fu il Sacco di Prato del 1512 compiuto dalle truppe spagnole, accorse per restaurare la spodestata signoria medicea, che doveva servire di monito per la città di Firenze. Questa è ancora oggi una delle pagine più tristi della storia della città: la popolazione, che prima dell’arrivo delle truppe spagnole, era di 12.000 abitanti, viene letteralmente dimezzata e non furono risparmiati neppure donne e bambini.

5.Età Lorenese. Prato diventa città e si espande nel tessile

Immagine di Prato e delle mura nel 1757
Prato nel Granducato di Toscana nel 1757
Per fortuna la ripresa fu abbastanza sollecita, dovuta ad alcune misure del governo fiorentino e alla laboriosità della popolazione tant’è che, nel 1653, con l'istituzione della diocesi, a Prato viene concesso il titolo di Città, mentre sino ad allora era stata chiamata Terra.

Ma fu nel Settecento, con la politica economica del Granducato di Toscana retto dai Lorena, che cominciarono a delinearsi i presupposti della città moderna, con politiche che facilitarono l’espansione dell’attività tessile pratese. Già nel 1660 il Granduca di Toscana scriveva:
"In Toscana solo due città crescono, Livorno e Prato; tutte le altre dimuiscono".
Nel ‘700 furono soppresse le Corporazioni, ormai superate, e viene costituita la Camera di Commercio di Firenze mentre nel 1738 fu emanato un decreto volto a liberalizzare le attività laniere di tutto il granducato, che fino ad allora avevano dovuto sopportare le restrizioni medicee che favorivano l’arte della lana fiorentina.

Nei primi decenni dell'Ottocento incominciò la meccanizzazione dell'industria e, già nella seconda metà del secolo, si sviluppò la tipica attività locale della fabbricazione della lana rigenerata, ricavata dai residuati tessili; questi prodotti conquistarono i mercati mondiali ponendo le basi dello sviluppo successivo che ha permesso alla città di conquistare l'attuale leadership nel settore.

6. Il suo distretto tessile

Nel corso del XX secolo Prato diventa un distretto tessile, una città dove si produce tessuti e quasi tutti si dedicano prevalentemente a questa attività, ne nasce così un sistema di vedere le cose univoco, una comunità fondata sull'esaltazione di ciò che da ricchezza.

A Prato si riciclano gli stracci e dagli stracci si fa tessuto. I tessuti vengono poi venduti alle più grande case di moda italiane e straniere. Il distretto raggiunse le dimensioni di 8000 imprese coordinate fra loro impegnate nella filiera tessile. 
La recente e profonda crisi del settore a fronte di una globalizzazione che ha visto i paesi asiatici protagonisti, impone però dubbi e domande sul futuro. Quale sarà realmente la principale attività economica cittadina?

Bibl. 
Storia Illustrata di Prato di Franco Cardini.
"Ipotesi su Camars in Val di marina - Dalla città etrusca sul Bisenzio all'identificazione di Clusio." di Giuseppe Centauro. 2004
Prato Storia e Arte Dicembre 2008. "Roselle in Val di Bisenzio" di Maurizio Filiaggi
Prato Storia e Arte Luglio 2009 "L'Evoluzione delle scoperte archeologiche nell'Etruria Settentrionale e la viabilità antica verso il territorio Bisentino." di Nereo Liverani
La ricerca Archeologica nell'Area del Palazzo Vescovile di Prato. 2008. "Il Centro storico di Prato fino al Medioevo" di Renzo Fantappiè.
Prato e la sua provincia. Touring Club Italia
Storia di Prato, Vol.1 Cassa di Risparmio e Depositi. 1980 Giuseppe Nuti "Alla ricerca delle origini di Prato". 
Prato Storia di una città. Comune di Prato. Le Monnier. 1991